• CALA CALETTA •

3-4. CALA CALETTA

Delimitata a sinistra dal promontorio DI MARALUNGA, ed a destra dalla “PUNTA DI MARAMOZZA” è il sito di questi 2 percorsi. Maralunga e Maramozza vennero così chiamate per la conformazione sporgente, derivando il loro nome dall’antico termine latino di “MARRA”, cioè uno strumento per tagliare e scorticare i tronchi, termine passato anche alla parte dell’ancora che affonda nel fango; da ciò la similitudine con le due punte di Marra-lunga e Marra-mozzata. Cala Caletta prende il nome dal termine arabo “CALLAH”, che significa insenatura. Dal mare appare bellissima, circondata da una vegetazione folta di sottobosco, lecci, pini, olivi. Cala Caletta è disseminata di enormi scogli portanti vegetazione arborea, resti a loro volta di un antico promontorio centrale, chiamato “PUNTA SOLITANA” lentamente disgregato dal tempo e dalla forza del mare. Nel fondo della cala si aprono tre piccolissime spiaggette, anch’esse, come quasi tutte le spiaggette del comprensorio, sono ubicate sotto una parete di roccia. Nel Medioevo vi era una tenuta denominata “mansio de la cala”, dove si produceva olio e vino. Cala Caletta è particolarmente interessante anche sotto la superficie del suo splendido mare in quanto accoglie i resti di una nave romana lì naufragata nei pressi dello “SCOGLIO DEL MACELLAIO”. La nave trasportava una colonna alta 11 metri e divisa in 3 tronconi di marmo provenienti dalle cave di Carrara. Una parte della colonna è stata portata al Museo Archeologico di Lui mentre le altre due sono rimaste in situ. Probabilmente la colonna era destinata ad un tempio in Gallia o in Spagna. Per l’importanza di tale ritrovamento tutta la cala è stata dichiarata zona Archeologica sottoposta a tutela. Cala Caletta ospita anche moltissime caverne e grotte subacquee, una ventina in tutto. Alcune grotte, con tutte le cautele del caso, sono visitabili in apnea in quanto al loro interno presentano vastissime sacche d’aria respirabile. Da una di queste, attraverso un lungo “camino” verticale, si può scorgere il cielo e la vegetazione. All'interno delle grotte troviamo dei piccoli corsi d’acqua dolce e freddissima che fin dall'antichità facevano di Lerici e della sua costa un punto per l'approvvigionamento di acqua potabile per le navi di passaggio.

Lo scoglio “del Macellaio”, che prende il nome da un macellaio lericino che lì si suicidò per una vicenda sentimentale, ospita al suo interno una caverna subacquea che lo attraversa tutto, formando tre uscite che disegnano meravigliosi giochi di luce azzurra.

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